Alessandro Haber: Tra Teatro, Ricordi e la Passione per il Gioco
L'attore Alessandro Haber, 78 anni, si racconta tra teatro, ricordi malinconici e la sua particolare visione del gioco. In una recente intervista, Haber parla del suo nuovo spettacolo teatrale, del rapporto con la morte, della sua carriera e delle sue passioni, rivelando un uomo complesso e riflessivo.
Un Teatro Intimo e Viscerale
Alessandro Haber è attualmente impegnato nella pièce teatrale "Volevo essere Marlon Brando", in scena alla Sala Umberto di Roma dal 18 al 23 novembre, con la regia di Giancarlo Nicoletti. Lo spettacolo, apparentemente autobiografico, esplora la malinconia che accompagna l'attore nella sua vita. Haber descrive il teatro come una "droga" che lo distrae dai pensieri che lo turbano, paragonandolo a un "amplesso" per il piacere che gli dona.
«So di essere in lista di attesa» -- Alessandro Haber
Riflessioni sulla Vita e sulla Morte
L'attore confessa di essere perseguitato dallo "spettro della morte" e di guardare il mondo con una malinconia accentuata. Nonostante non sia credente come i suoi genitori, Haber riconosce il "mistero" radicale della vita, definendola forse "solo una grande menzogna". Esprime il desiderio di non accorgersi del trapasso e di poter assistere al proprio funerale, immaginandolo come un evento semplice e disincantato. Haber si dice sconvolto dalle vite spezzate in guerra, in particolare quelle dei bambini.
Gioventù, Istruzione e Ricordi
Haber ricorda la sua infanzia a Tel Aviv, dove giocava con bambini di diverse confessioni senza percepire odio. Critica la situazione in Palestina e auspica un intervento più incisivo del Papa per la pace. Rievoca anche le difficoltà scolastiche, ammettendo di aver impiegato sei anni per conseguire il diploma delle medie a causa del suo comportamento irrequieto e della sua scarsa propensione allo studio. Riconosce l'importanza della cultura, ammettendo che non capire il senso di stare a scuola fu un errore.
Il Poker e le Dipendenze
Parlando del suo rapporto con il poker, Haber rivela di non essere interessato alla vittoria, ma al gioco in sé e alle emozioni che suscita.
«Mi piaceva il gioco in sè, le emozioni che dava. Quando vinci offri una cena e finisce lì, mentre sa quanti umori si scatenano quando fallisci?» -- Alessandro Haber
Ammette di aver provato la droga negli anni '80 per moda, ma di aver smesso quando ha interferito con la sua vita intima. Afferma che il lavoro è la sua unica vera droga.
Rimpianti e Amori
Tra i rimpianti di Haber c'è il rifiuto di una parte nel film "Il giardino dei Finzi Contini" di Vittorio De Sica. Ricorda con affetto la sua relazione con Giuliana De Sio, definendola il suo "amore più grande". Ammette di non essere un buon padre, ma dichiara di dare la vita per sua figlia Celeste.
Conclusione
Alessandro Haber si rivela un artista a tutto tondo, un uomo che ha vissuto intensamente, affrontando crisi e difficoltà senza cercare scorciatoie. Tra teatro, ricordi e riflessioni sulla vita, emerge il ritratto di un personaggio complesso e autentico, capace di emozionare e far riflettere il pubblico.