Stipendi Italiani: Una Trappola tra Bassa Retribuzione, Tasse e Produttività
Un'analisi comparativa rivela che gli stipendi in Italia, sia nel settore privato che pubblico, rimangono significativamente inferiori rispetto alla media europea, nonostante i recenti rinnovi contrattuali e gli sforzi per ridurre il cuneo fiscale. Questa situazione è aggravata da un costo della vita elevato e da una produttività del lavoro inferiore rispetto ad altri paesi sviluppati.
Salari Italiani a Confronto con l'Europa
I dati evidenziano un divario salariale considerevole tra l'Italia e i suoi partner europei. Un operaio esperto italiano guadagna in media tra 1.500 e 1.700 euro netti al mese, mentre un collega tedesco percepisce circa 2.400 euro e un francese 2.200 euro. La media europea si attesta intorno ai 1.960 euro. Situazione simile per gli impiegati, con stipendi italiani medi di 1.700-1.800 euro, contro una media UE di 2.330 euro.
Anche nel settore pubblico, i dipendenti statali italiani percepiscono stipendi inferiori rispetto ai loro omologhi europei. La retribuzione media nel 2024 è stimata a 1.980 euro, mentre la media UE è di 2.970 euro, con la Germania che raggiunge i 4.760 euro.
Il Peso delle Tasse e il Cuneo Fiscale
Oltre alla bassa retribuzione, il sistema fiscale italiano incide significativamente sul potere d'acquisto dei lavoratori. Il "Salary Outlook" dell'Osservatorio Jobprocing indica che, considerando la parità di potere d'acquisto, l'Italia si colloca al 22esimo posto tra i 34 paesi OCSE, con una retribuzione media annua di circa 48.874 dollari, inferiore di circa il 16% rispetto alla media OCSE di 58.232 dollari.
Anche limitando l'analisi ai paesi dell'Eurozona, l'Italia si posiziona al decimo posto, superata da paesi come Lussemburgo, Germania e Francia.
«Se si adotta la prospettiva delle singole persone – rileva lo studio - il tema delle retribuzioni non può essere analizzato in modo disgiunto dal tema del cuneo fiscale e dal livello del costo della vita».
L'Italia presenta un cuneo fiscale elevato (45,9%), posizionandosi tra i paesi con la maggiore pressione fiscale sul lavoro.
Dinamica dei Prezzi e Salari Reali
La dinamica dei prezzi incide sui salari reali, ovvero il potere d'acquisto effettivo dei lavoratori. Negli ultimi anni, l'Italia ha subito una perdita di potere d'acquisto. Dopo un calo del 2,3% nel 2022, si è registrato un ulteriore calo del 2,76% nel 2023, collocando l'Italia tra i paesi OCSE con le performance peggiori. Rispetto al 2000, i salari italiani hanno perso il 3,3% di potere d'acquisto, mentre Francia e Germania hanno registrato una crescita rispettivamente del 20,6% e del 14,8%. Nonostante un recupero nel 2024 e 2025 grazie al rinnovo di diversi contratti, le retribuzioni contrattuali in termini reali rimangono inferiori di 8,8 punti rispetto a gennaio 2021 (dati Istat di settembre 2025).
Produttività del Lavoro: Un Fattore Determinante
La produttività del lavoro è un altro fattore che influenza i salari. Le aziende con maggiore produttività hanno maggiori possibilità di aumentare le retribuzioni. Tuttavia, la crescita della produttività in Italia è stata inferiore rispetto ad altri paesi sviluppati. Negli ultimi trent'anni, la crescita media annua della produttività è stata del 2% negli Stati Uniti, dell'1,5% in Germania, dell'1% in Spagna e solo dello 0,65% in Italia.
Disuguaglianze Salariali e Lavoro Povero
I dati evidenziano anche una significativa disuguaglianza salariale. In base ai dati Inps del 2023 elaborati dalla Cgil, il 62,7% dei lavoratori del settore privato (17,38 milioni di addetti) guadagna meno di 24.999 euro lordi all'anno, e quasi uno su quattro (24,4%, 4,2 milioni di persone) non supera i 10.000 euro lordi. Solo il 7% (1,2 milioni di occupati) guadagna più di 50.000 euro lordi l'anno.
Questi dati suggeriscono che, al di là dei bassi salari, il problema principale è la diffusione del lavoro povero, caratterizzato da contratti a termine, part-time e discontinuità lavorativa.
Conclusione
La stagnazione salariale in Italia è un problema complesso, influenzato da diversi fattori interconnessi, tra cui bassa retribuzione, elevata pressione fiscale, dinamica dei prezzi e bassa produttività del lavoro. Affrontare questa sfida richiede un approccio integrato che promuova la crescita della produttività, riduca il cuneo fiscale e sostenga il potere d'acquisto dei lavoratori.