La guerra in Gaza: un conflitto che continua dopo due anni, con proteste, critiche internazionali e un bilancio umanitario drammatico
Chi: Israele e il movimento palestinese Hamas
Cosa: La guerra in Gaza, che ha ormai superato due anni, vede un aumento del bilancio delle vittime, proteste in Israele contro le operazioni militari e reazioni internazionali preoccupate per la situazione umanitaria.
Quando: 10 agosto 2025
Dove: Gaza, Israele, Brasile, Giappone e altri Paesi
Perché: La decisione del governo israeliano di espandere le operazioni nella Striscia di Gaza, inclusa l’occupazione di Gaza City, ha scatenato una reazione internazionale e proteste interne.
Un conflitto che non si ferma: il bilancio umanitario
La guerra tra Israele e Hamas, iniziata il 7 ottobre 2023, ha visto un incremento del numero di vittime. Secondo fonti locali, almeno 47 persone sono state uccise oggi a Gaza in seguito ad attacchi israeliani. Tra queste, almeno 40 erano in attesa di aiuti, un dato che sottolinea l’impatto devastante delle operazioni militari sulla popolazione civile.
Il bilancio totale delle vittime palestinesi supera i 61mila morti, con un’enorme percentuale di bambini e civili. L’Organizzazione per la protezione civile di Gaza ha riferito che le infrastrutture sanitarie sono state gravemente danneggiate, rendendo sempre più difficile l’accesso alle cure.
Proteste in Israele: il popolo chiede la fine della guerra
Nelle strade di Tel Aviv, migliaia di cittadini israeliani hanno manifestato contro le decisioni del governo Netanyahu. I dimostranti hanno bloccato l’autostrada Ayalon, esponendo cartelli con le immagini degli ostaggi ancora detenuti da Hamas e chiedendo la liberazione immediata. La polizia ha arrestato almeno tre manifestanti, ma le proteste continuano a crescere.
Tra i leader politici, Bezalel Smotrich, ministro degli Esteri, ha espresso critiche al governo: «Non è troppo tardi per cambiare idea. Netanyahu deve annunciare un’operazione decisiva per la vittoria». Tuttavia, Smotrich ha rifiutato di dimettersi, sottolineando la sua fedeltà al governo.
Reazioni internazionali: preoccupazione per la situazione umanitaria
Il Giappone ha espresso «profonda preoccupazione» per la decisione di Israele di espandere le operazioni in Gaza, affermando che «questa misura potrebbe aggravare ulteriormente la già disastrosa situazione umanitaria». Il ministro degli Esteri giapponese, Takeshi Iwaya, ha ribadito la necessità di un cessate il fuoco e del ritiro delle truppe israeliane.
Anche il Brasile ha condannato la scelta di Netanyahu, con il ministro degli Esteri Luiz Felipe Dantas che ha dichiarato: «La decisione israeliana non farà che peggiorare la catastrofica situazione umanitaria». Il governo di Luiz Inácio Lula da Silva ha chiesto un «ritiro completo e immediato delle truppe» e l’accesso «senza ostacoli» agli aiuti.
Attacchi in Israele: una granata ferisce quattro donne
A Ashdod, nel centro del Paese, una granata lanciata contro un’abitazione ha causato ferite a quattro donne. La 16enne è in gravi condizioni, mentre le altre tre sono rimaste ferite in modo lieve. La polizia ha escluso un’azione terroristica, ma indaga per stabilire le cause dell’esplosione.
La resistenza continua: proteste e tensioni interne
Nel carcere militare di Beit Lid, centinaia di membri di gruppi ebrei ultra-ortodossi hanno protestato per la detenzione di renitenti alla leva. I dimostranti hanno intonato slogan anti-stato e pregato per gli arrestati, pur senza tentativi di entrare nella prigione.
Inoltre, il movimento Hezbollah ha riferito di aver ucciso un suo operativo a sud di Tel Aviv, a seguito di un’azione israeliana.
Un conflitto senza fine?
Mentre Israele cerca di consolidare il controllo su Gaza City, la comunità internazionale e i cittadini israeliani chiedono un’escalation delle pressioni per la soluzione del conflitto. La situazione umanitaria, tuttavia, sembra destinata a peggiorare, con il rischio di un aumento del numero di vittime e la possibilità di un ulteriore allargamento delle operazioni militari.
La guerra, che ha già distrutto interi quartieri e lasciato milioni di civili senza casa, sembra non avere un’uscita chiara. Per il momento, il mondo attende una decisione che possa rispondere alle esigenze di pace e sicurezza per entrambe le parti.